“I RIFLESSI DELL’ARTE SULLA SALUTE”, PRESENTATO IL LIBRO DI GRAZIA LABATE E AMELIA MUTTI

26 Gennaio 2024 di Anna Di Cesare

“Con la bellezza si può cambiare il mondo.” Questa frase, pronunciata dal principe Myskin nell’Idiota di Dostoevskij, potrebbe avere, oltre al significato letterario, anche un riscontro scientifico. L’arte migliora la salute, l’arte aiuta le persone affette da patologie neurodegenerative ad affrontare positivamente la malattia. È quanto scritto nella pubblicazione “I riflessi dell’arte sulla salute”, diretta dalle professoresse Grazia Labate e Amelia Mutti e presentata ieri 24 gennaio nel Centro Congressi della Fondazione S. Lucia sull’Ardeatina. All’opera hanno contribuito diciotto figure del campo medico e artistico; un lavoro di squadra che fa il punto su un’interessante e inaspettata frontiera della ricerca.

L’impegno di 7+1 Ottavocolle

Cosa unisce un’economista come Grazia Labate e un architetto come Amelia Mutti? Oltre all’amicizia decennale, il comune interesse per l’arte e il benessere delle persone, un argomento che l’Associazione 7+1 Ottavocolle, di cui sono presidentesse, ha analizzato negli ultimi anni. Tutto inizia nell’ottobre 2022, all’indomani della pandemia, quando l’associazione organizza il primo convegno sul tema. I contributi dei partecipanti, in seguito, sono confluiti nella presente pubblicazione, e la cornice della presentazione non poteva che essere l’ospedale S. Lucia, con cui Ottavocolle ha un lungo rapporto di collaborazione.

“La Fondazione Santa Lucia, inoltre, ha delle caratteristiche peculiari” ha ricordato il direttore Carlo Caltagirone in apertura, davanti a una platea sorprendentemente piena visto il giorno di sciopero dei mezzi. “Ci occupiamo di neuroriabilitazione e di ricerca. Non teniamo solo conto degli aspetti motori, ma anche della componente cognitiva ed emozionale che accompagna i pazienti durante la riabilitazione”

Arte e scienza, arte e città

“Arte e scienza non sono così distanti” ha proseguito il professore. “C’è una tradizione molto avvalorata di terapia attraverso l’arte, l’arte permette ai pazienti di trovarsi in situazioni creative e di apprendere le regole di base della disciplina, che sono opportunità per incanalare l’attenzione e la memoria delle persone con problemi del sistema nervoso centrale. I rapporti tra arte e scienza” ha aggiunto Caltagirone, “sono molto stretti anche perché l’attività scientifica, sotto certi punti di vista, è un po’ artistica, ovvero necessita creatività e metodo.”

È quindi intervenuto il minisindaco Ciaccheri che, giunto al termine del suo mandato quinquennale, ha tirato le somme sul ruolo dell’arte nelle città. “Questi appuntamenti ci fanno riflettere sul tema dell’arte connessa alle nostre vite. L’arte è forma, e avendo a che fare con la forma della città per me è un tema di riflessione costante. L’architettura costruisce bellezza e permette ai cittadini di avere un rapporto diretto con gli spazi della città” ha dichiarato. “Penso a chi si impegna per la tutela del territorio, a chi immagina nuove architetture, a chi cura gli orti urbani, stringendo il vincolo tra singolo e città.”

Il concetto di One Health

Centrale è il contributo di Ilaria Capua, ricercatrice presso l’Università della Florida, che proponendo il concetto di One Health rappresenta il cuore della pubblicazione. Per salute unica – One Health appunto – si intende la sana convivenza dell’uomo con le altre specie del pianeta. “Se riconosciamo che la salute è un bene universale” scrive Ilaria Capua nel suo articolo, “non possiamo continuare a invadere, avvelenare e considerare come nostra proprietà esclusiva l’ambiente.” Il mondo è inteso come un unico organismo. Anche la natura è bellezza e, soprattutto nelle città grandi e inquinate come Roma, il verde pubblico è indispensabile per migliorare la qualità di vita dei cittadini; da questa considerazione nasce il progetto We Tree, un piano in otto punti promosso da Ilaria Capua con l’obiettivo di incrementare le aree verdi urbane, e accolto da città come Milano, Torino, Perugia e Palermo.

Anche il dottore Antonio Battista ha sottolineato il concetto di One Health. “Bisogna superare la visione organicistica” ha detto Battista, ex direttore degli “Ospedali Riuniti” e della Asl di Foggia, “la visione dualistica di stampo greco, per cui l’anima è scissa dal corpo, è superata. Bisogna considerare le due componenti unite saldamente.”

Siamo frutto dell’ambiente circostante

È innegabile che noi esseri umani traiamo benessere e ottimismo anche dall’ambiente circostante. “Già gli antichi greci l’avevano capito” ha ricordato Marco Josa, professore di psicologia presso l’Università Sapienza, “e la recente teoria delle finestre rotte conferma questo sospetto.” Nel 1969 il professor Philip Zimbardo ha condotto un esperimento in America utilizzando due automobili identiche. Dopo averne posizionata una nel Bronx, il quartiere malfamato di New York, e l’altra nella ricca città di Palo Alto, ha notato che, mentre la prima era stata danneggiata, la seconda era rimasta intatta. Ma rompendo un finestrino alla seconda, perfino i rispettabili e abbienti cittadini di Palo Alto si sono sentiti giustificati a distruggere e saccheggiare l’automobile. “Questo dimostra che un ambiente bello ci induce a essere buoni, e che basta la minima interferenza per rompere questo equilibrio” ha concluso il professore Josa.

L’influenza dell’ambiente è più forte, oltre che nei bambini, nei soggetti molto anziani, che hanno bisogno di avvertire attorno a sé un contesto caloroso e accogliente, anche tramite il contatto con i giovani. Alcune strutture del Municipio VIII ne sono un esempio vivente. Stiamo parlando in particolare del casale Ceribelli a Montagnola, e dell’Istituto Romano di San Michele, che da qualche anno, sotto la direzione di Tommaso Strinati, ospita il Museo diffuso.

“Negli ultimi mesi abbiamo anche attivato un laboratorio con gli anziani” ha raccontato il professor Strinati. “La voracità con cui hanno imparato a disegnare ci ha stupiti, perché è una passione che persiste anche in casi complessi. Gli anziani e gli operatori si entusiasmano, in poco tempo le cose sono cambiate, abbiamo visto sorrisi di sollievo anche in persone con patologie gravi.” Per far tornare il sorriso a persone sole o malate, bisogna ricorrere a strumenti tradizionali, semplici e concreti come un pennello o una matita. Ma talvolta anche le nuove tecnologie possono offrire risultati inaspettati.

“Qui al Santa Lucia abbiamo fatto una scoperta, si chiama Effetto Michelangelo” ha spiegato il professor Josa. “Si può usare la realtà virtuale per dare l’illusione al paziente di aver creato un’opera d’arte, e questo ha benefici notevoli sull’ottimismo con cui la persona affronta la malattia e la riabilitazione.”

Gli aspetti da indagare, insomma, sono ancora tanti. Ma in una società materialista e prosaica come la nostra, è sorprendente che sia proprio la scienza a sottolineare il valore dell’anima.

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